L’accettazione del rifiuto presso l’impianto avviene in osservanza delle procedure di ricezione previste dalla specifica autorizzazione, dal D.Lgs. 152/06 e s.m.i. e nei limiti di accettabilità previsti dal D.Lgs 36/03 e DM 27/09/2010 e s.m.i..

I soggetti ammessi al conferimento sono soggetti, sia pubblici che privati, che conferiscono rifiuti urbani e assimilati ovvero rifiuti speciali non pericolosi nel rispetto della normativa vigente e della pianificazione di ambito. I codici CER dei rifiuti accettabili presso l’impianto sono riportati nei singoli atti autorizzativi ai quali per completezza si rimanda. Il conferimento di rifiuti urbani e assimilati è subordinato a:

• Verifica delle previsioni del contenute negli strumenti di pianificazione della gestione dei rifiuti urbani e assimilati.

• Verifica delle prescrizioni dell’autorizzazione dell’impianto vigente.

• Nel caso di rifiuti provenienti da ambiti territoriali diversi, verifica di eventuali accordi

interprovinciali o prescrizioni provvisorie e/o straordinarie da parte di enti competenti.

Possono essere conferiti rifiuti speciali non pericolosi i cui codici CER proposti siano tra quelli autorizzati al trattamento

Il pretrattamento è una fase molto importante in quanto consente di ottenere dei benefici per la successiva digestione anaerobica quali, da un lato, la separazione e lo scarto di materiali non fermentescibili presenti nel rifiuto quali plastiche, metalli, tessuti e vetri e, dall’altro, la riduzione di dimensione delle particelle di cui è composto il rifiuto organico pretrattato (ingestato) per favorire l’attacco microbico e velocizzare la fermentazione. Esso si compone di:

· una prima stazione di pretrattamento di rifiuti organici configurata per aprire i sacchetti di umido proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti e triturarli in particelle;

· una seconda stazione  di pretrattamento configurata per ricevere le particelle di rifiuti organici convogliate dalla prima stazione  di pretrattamento e separarli in sotto-particelle di una componente organica umida putrescibile ed in sotto-particelle di una componente di materiale di scarto non  putrescibile aventi una dimensione inferiore ad una stabilita dimensione di vagliatura;

· una terza stazione di pretrattamento configurata per accumulare il  composto di sotto-particelle della componente organica umida putrescibile aventi una dimensione inferiore ad una stabilita dimensione di vagliatura;

· un dispositivo di alimentazione configurato per trasferire il composto, dalla terza stazione  di pretrattamento di rifiuti organici al digestore anaerobico.

Il biodigestore utilizzato è stato progettato e costruito da Waste to Methane Srl, società calabrese leader nel settore dell’impiantistica. Esso si compone di: un aspo orizzontale unico, di speciali pompe oleodinamiche per l’alimentazione e lo scarico del digestore, gestite in modo automatico con PLC e Software dedicato e da una serie di serrande idrauliche che direzionano il materiale. Il processo utilizza un reattore a parallelepipedo in cui il flusso a pistone prosegue orizzontalmente (Plug flow). Il moto di avanzamento del materiale trattato è assistito da un miscelatore a lenta rotazione, posto internamente al reattore che omogeinizza il materiale trattato, lo degasa e risospende il materiale inerte grossolano. La densità del materiale all’interno del digestore non consente la precipitazione degli inerti e quindi l’accumulo sul fondo del digestore di materiali non degradabili. A fine ciclo il biogas ottenuto viene avviato alla stazione di upgrading, progettata e realizzata da SGR Biomethane, che utilizza una sofisticata tecnologia a membrane in due o tre stadi,  in grado di separare le molecole di metano dall’anidride carbonica e dal vapore acqueo; per ottenere un alto grado di purezza del metano prima di iniettarlo nella rete o utilizzarlo come carburante per veicoli a GNC.

Nella sezione di compostaggio (biostabilizzazione), il digestato proveniente dalla sezione anaerobica, viene miscelato con materiale strutturante ( scarti di giardinaggio e verde proveniente dalla raccolta differenziata dei rifiuti, dalla manutenzione del verde pubblico o da scarti dell’industria di forestazione) per subire il processo di biossidazione, durante il passaggio nelle biocelle, platee insufflate coperte oppure biocumuli. Il materiale organico, una volta introdotto in uno di questi sistemi aventi differenti gradi di efficienza, viene mantenuto in condizioni ottimali di temperatura, umidità e concentrazione di ossigeno al fine di accelerare il processo di maturazione ed ottenere del materiale biologicamente inerte e ricco di sostanze nutritive (compost). Una serie di rilevatori regolano l’immissione di aria dal pavimento insufflato, garantendo la fornitura di ossigeno necessaria. Gli stessi sensori consentono di monitorare una temperatura ottimale per i processi fermentativi che devono rimanere in condizioni aerobiche. L’intero ciclo richiede l’impiego di sistemi informatici e software, per il monitoraggio e controllo in tempo reale dell’intero impianto di compostaggio.

Completato il ciclo di fermentazione, il materiale derivante viene trasferito in appositi box di maturazione e poi spostato in un’area dedicata allo stoccaggio, dove viene ultimato il processo di degradazione e vagliatura del compost prima della successiva commercializzazione. Il prodotto finito deve rispettare gli obiettivi fissati dal Consorzio Italiano Compostatori, di cui Fertilis srl è Socio Ordinario, non solo nella trasformazione del materiale organico in compost di qualità, ma nel rispetto dei parametri di legge in merito ai tempi di biostabilizzazione, di salubrità dell’ambiente di lavoro mediante idonei ricambi d’aria, di riduzione del carico odorigeno dell’aria satura trattata. Ciò avviene grazie all’implemetazione di un sofisticato sistema di aspirazione (scrubbers)  che invia l’aria esausta ai biofiltri. Nel biofiltro avviene l’ultimo stadio di trattamento del flusso gassoso che consente di emettere in atmosfera aria con ridotte concentrazioni di sostanze odorigene.